Verso la fine degli anni Settanta, Lawrence Marks pubblicò un libro, “The Union Of The Senses”, ammirabile sforzo di degnare la sinestesia di uno sguardo da parte del mondo delle scienze; egli sosteneva che questo fenomeno poteva far luce sulle basi percettive della metafora omonima, e persino sull’apprendimento del linguaggio. Non ottenne particolare successo di consensi e nemmeno l’attenzione sperata (Cytowic, 2002). L’unica scienza che avrebbe potuto riaccreditare il fenomeno, rendendolo passibile di studi e ricerche approfonditi, era la neurologia, ed è grazie al progresso e agli sviluppi di essa - e di affinate tecniche nella medicina nucleare, come ad esempio la PET, tomografia ad emissione di positroni - che la sinestesia, oggi, gode di un rinnovato interesse tra gli scienziati e di una seria investigazione.
Sarà anche Cytowic, negli anni Ottanta, a cimentarsi nel tentativo di riportare in auge la sinestesia grazie ai suoi studi, tracciando ufficialmente una linea distintiva tra:
sinestesia come figura retorica, quella nota a scrittori e letterati, e
sinestesia come percezione differente, come fusione sensoriale. Quest’ultima va separata ancora una volta dalle semplici associazioni di idee (crossmodali) presenti nei non sinestetici.
Egli pubblicò due libri (in lingua inglese) sul fenomeno, intitolati “Synaesthesia, a union of the senses” (1989) e “The man who tasted shapes”, vantando anche numerosi articoli a riguardo sulla rivista Psyche. Nel 1987, Simon Baron-Cohen e altri compirono dei progressi riguardo la verifica della genuinità del fenomeno sinestetico e delle esperienze soggettive dei sinestesici, grazie ad un esperimento che dimostrava in maniera eclatante quanto la sinestesia fosse reale (Baron-Cohen, Harrison, 1997).
Dagli anni Novanta del Novecento in poi, gli studi e le ricerche sulla sinestesia godettero di una maggiore proliferazione, soprattutto con l’apporto congiunto offerto da diverse discipline, dalla psicologia cognitiva alle neuroscienze.
Avvalendosi, inoltre, della CT (computer tomography), della fMRI (Magnetic Resonance Imaging), della medicina nucleare e della PET (grazie alla quale è possibile monitorare l’attività cerebrale durante la manifestazione di una percezione sinestetica, verificando la tangibilità del fenomeno) è possibile ora investigare ed avere una concretezza di dati sul fenomeno sinestetico, evitando che tutti gli studi vengano considerati alla stregua di teorizzazioni filosofiche.
[Tratto da: "Suoni colorati. La sinestesia come strumento di comunicazione", L. Donetti, 2008]